Genesi del Trittico dell'Abbondanza
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- Categoria: Cultura
- Pubblicato: Venerdì, 20 Agosto 2004 19:03
- Scritto da Angelo Siciliano
Pur vivendo a Trento dal 1973, idealmente non mi sono mai separato dalla mia terra natale, Montecalvo e l’Irpinia. Solido permane il senso d’appartenenza alla civiltà mediterranea.
Il legame è di tipo intimo e affettivo, ma anche spirituale. Ritengo che quella sorta di cordone ombelicale, l’imprinting ricevuto da ragazzo, agisce ancora in me, essenziale e ineluttabile, nel nutrimento e rigenerazione dell’anima. È un insieme di vere e proprie “cellule staminali” della storia, della cultura, della civiltà antropologica contadina e dell’identità d’appartenenza, che sembra non esaurire nel tempo i suoi stimoli vitali e creativi.
Il compianto amico Felice Aucelli, sindaco di Montecalvo e consigliere provinciale ad Avellino a cavallo degli anni Ottanta Novanta del Novecento, mi confidava che ciò che più apprezzava nei miei scritti vernacolari, era la totale assenza di qualsiasi connotazione campanilistica. Talvolta mi canzonava, con una certa grazia e bonaria presa in giro, che da emigrato mi ero portato via tutto, impoverendo sia lui che i compaesani di quella che era la nostra cultura orale.
In realtà le cose stavano un po’ diversamente. La nostra cultura etnica si era memorizzata e poi cristallizzata in me. I miei compaesani, invece, avevano avuto la fortuna, essendo rimasti in loco, di viverla più a lungo. Forse superficialmente. E inconsapevolmente non si erano accorti che, complici l’emigrazione di massa e la globalizzazione televisiva, nazionale e popolare, in un trentennio essa si sarebbe depauperata a tal punto, da poter dire che oggi è quasi scomparsa.