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Feriae Augusti (riposo di Augusto)

Feriae Augusti (riposo di Augusto)

Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall'imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L'antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l'impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione. (da Wikipedia).     Il 15 agosto la Chiesa celebra la figura e la memoria di un nutrito numero di beati e beate, ma, soprattutto, commemora l’Assunzione della Beata Vergine Maria. Il giorno di Ferragosto è di grande importanza per la liturgia cattolica soprattutto per questa solennità, voluta fortemente da papa Pio XII, che la istituì ufficialmente il 1º novembre 1950. Il Papa in questo modo sancì come verità religiosa, come dogma cristiano la salita in cielo della madre di Cristo, che conservò incorrotto il proprio corpo dopo la scomparsa terrena. Si tratta di un dogma che anticipa la dottrina cristiana della resurrezione della carne, ossia del ricongiungimento del corpo dei defunti con l’anima dopo il Giudizio universale.

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Montecalvo e il Ferragosto

15 Agosto a Montecalvo Irpino

Contrariamente a quando accade nei paesi vicini, Montecalvo Irpino non ha una grande tradizione nei festeggiamenti in onore della Madonna dell’Assunta alla quale è dedicata la Chiesa Madre che campeggia alla sommità del paese.
Quand’era tempo di mietitura, i mietitori, dopo pranzo, si mettevano sui ferri
della piazza, col caldo e aspettavano, I padroni delle masserie arrivavano sulle giumente: ploc-ploc, sui basoli della via. Col dito o la punta della frusta, indicavano: « Tu, tu e tu, domani venite da me, a mietere con le spese ».  Le mezze falci (incapaci) non erano assunte. Il padrone con la masseria grossa, assumeva una squadra di uomini che si davano da fare nel campo. Per pranzo: una caldaia di gnocchi e ragù con la cotica. Diceva zia Rosa, la moglie del padrone: « Se ci fiocca (formaggio) non ci piove (ragù), sulla polenta ». Finito di mietere e di trebbiare, il quindici agosto, uomini maturi e ragazzi sceglievano il padrone, per andare garzoni  e fare i bifolchi dietro le mucche o i pecorai per un anno intero. Tutto per le spese, qualche soldo e un maialetto.  A Santa Maria, l’otto settembre, si poteva cambiare padrone.  Ogni quindici giorni, tornavano in paese, gli uomini dalle mogli e i ragazzi dalle madri.  Con le migrazioni, dopo il Sessanta, i garzoni hanno preso altre strade. Qualcuno si è fatto i soldi e la masseria  si è comprata dal padrone di una volta, Nella stalla,  ora c’è un trattore per arare; il latte si compra in negozio, il grano si miete con la mietitrebbiatrice il fieno si fa con la falciatrice.

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Cirelli: Il Regno delle due Sicilie – Montecalvo – 2° parte

Montecalvo  Irpino - TrappetoPRINCIPATO ULTERIORE — MONTECALVO  SECONDA PARTE

La Rendita totale, comprese le case di abitazione , molini forni, taverne,  neviero o grotte di campagna, ascende a ducati 31,764,45.

Fondiaria. —
II Comune di Montecalvo paga per peso fondiario , inclusi i cosi detti grani addizionali duc. 5623.

Rendita Comunale.

Questo Comune non ha rendite patrimoniali. Sopperisce agli esiti e spese Comunali por mezzo di privative o di balzelli, e con simili cespiti paga la somma di ducati. 2854 e dispari, giusta Io stato discusso, inclusi circa D. 250 che si versano alla Cassa provinciale per le opere pubbliche della provincia.

Produzioni.

Il seguente specchietto contiene Io stato del prodotto delle diverse derrate del Comune di Montecalvo. Noi abbiamo osservato che pel corso di dieci anni i prodotti sono stati compensativamente quasi sempre gli stessi; avendo in qualche anno trovata una cifra minore del prodotto ottenuto nel 1852, ed in maggiore; sicchè la cifra dello specchietto può rimanere come media.

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Cirelli: Il Regno delle due Sicilie - Montecalvo - 1° parte

Provincia Principato UltraPRINCIPATO ULTERIORE — MONTECALVO

Montecalvo è capoluogo di Circondario di 3° Classe , ed è il più prossimo ad Ariano capo distretto e sede vescovile, da dove dista solo quattro miglia. È distante da Napoli, per la via di miglia; da Benevento 12, da Avellino capo luogo della provincia miglia 22. La popolazione ascende a 5180 individui. II punto più vicino della strada consolare,' è quel tratto che rasenta Ariano.

Aspetto di Montecalvo.

L’abitato di questo Comune abbraccia la parte nord-ovest di un eminente colle, ne sormonta il dosso, e declina nella parte sud-ovest. Sicché una parte del paese è visibile a quei Comuni che gli stanno di contro da settentrione; e l'altra parte a quei che verso il sud sono situati. La casa ex feudale posta a cavaliere sull'alto del colle, guarda dalle opposte affacciate ambe le ali del paese, rammentando ancora con Io sue negro sdrucite mura il dominio esercitato su quella popolazione che quelle or derelitte pareti abitarono, ed è visibile, con una chiesa che l’è dappresso, e con molte altre abitazioni che più le sono vicine, a paesi delle opposte parti.

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Discorso Commemorativo del P. Ernesto Balducci

Campi Salentina 14 luglio 1966

Emminenza, Eccellenze, Paternità reverendissima, Confratelli tutti. Popolo di Campi!
Mentre percorrevamo in processione le vie della Città legata al nome di S. Pompilio, mi domandavo quale era l'idea, il sentimento, che ci teneva uniti, che dava un senso cristiano alle
fragorose esplosioni come all'intima devozione, qual era il sentimento comune, che ci accompagnava dietro l'Urna del Santo.
E il mio occhio andava spesso dall'Urna del Santo, che contiene i resti che l'universale forza di distruzione ha risparmiato — il suo teschio, le sue ossa —, ai colori del cielo, di questo mirabile crepuscolo estivo, ai fiori, alle luci; e mi dicevo che qui era il segreto, che ci rendeva tutti ricchi di gioia: noi andavamo dietro i resti di un Santo con la certezza che egli vive, nonostante i segni della morte.
 Le nostre ossa contengono il germe della resurrezione.
In questo si distingue un Santo dai grandi del mondo, che pure noi dobbiamo nella loro giusta misura rispettare e venerare: che mentre i grandi della storia, coloro che illustrano l’umanità con la scienza, con le scoperte, con la poesia, con le creazioni di ordine politico, appartengono alla nostra storia mortale, sono al di qua della barriera che ci impaurisce, l'insormontabile barriera della morte, il Santo splende oltre, la sua grandezza non è al di qua della tomba, ma è oltre la tomba.

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