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Madonna Assunta (museo religioso pompiliano.)

CATALOGO • BENI STORICI E ARTISTICI

Madonna Assunta

DIPINTO,
OGGETTO dipinto
MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
AMBITO CULTURALE Ambito Irpino
LOCALIZZAZIONE Montecalvo Irpino (AV)
TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
CODICE DI CATALOGO NAZIONALE1500228822
ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
ISCRIZIONI NICOLA ET ANGELO AUCELLI 1928 - a pennello - italiano volgare
LICENZA METADATI - CC-BY 4.0
RDF

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San Pompilio Maria Pirrotti - Campi Salentina 15 luglio 2024

Ogni anno nei giorni del 14 e 15 luglio la città di Campi Salentina, comune a nord del suo capoluogo Lecce, vive con intenso fervore religioso e con vari e manifestazioni popolari la sacra festa patronale di San Pompilio. Nella vigilia si celebra la Messa solenne con la benedizione “del pane di San Pompilio” e la popolazione tutta interviene con estrema partecipazione. Durante la sera si svolge invece la tradizionale processione per le vie del paese di Campi salentina con i fedeli che accompagnano la statua del Santo.
San Pompilio Maria Pirrotti, al secolo Domenico (Montecalvo Irpino29 settembre 1710; † Campi Salentina15 luglio 1766) è stato un presbitero italiano. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica: la sua memoria liturgica cade il 15 luglio, giorno della morte.

Sesto degli undici figli del nobile Girolamo Pirrotti e Orsola Bozzuti, il 30 settembre fu battezato nella Chiesa Collegiata dell'Assunta di Montecalvo Irpino, diocesi di Benevento) con i nomi di DomenicoMicheleGiovan Battista.

Poco si conosce dei primi studi compiuti dal Santo. Sappiamo però che quando mostrò il desiderio di ritirarsi in un chiostro, i genitori si opposero. Nel 1726 a Montecalvo Irpino predicò la quaresima padre Nicolo delle Scuole Pie. Il Pirrotti ascoltandolo si persuase che Dio lo voleva nella vita religiosa. Per ubbidire a quella chiamata decise di fuggire da casa, scrisse un biglietto per il padre, e poi partì a piedi alla volta del collegio degli Scolopi di Benevento. Il sospirato consenso di entrare nel noviziato, annesso alla chiesa di Caravaggio in Napoli, gli venne soltanto dopo alcuni mesi. [1].

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ASSUNTA: IL CAPOLAVORO DI TIZIANO

ASSUNTA: IL CAPOLAVORO DI TIZIANO

Nella vita e carriera di un grande artista, è spesso presente un’opera, un dipinto o in generale un momento di svolta decisivo, dove i pianeti sembrano allinearsi per permettere al genio di turno di sorgere in tutto il suo estro creativo.
Difficile trovare un esempio più calzante del capolavoro Assunta di Tiziano Vecellio: realizzato tra i 26 ed i 28 anni di età, l’affresco che ancora oggi ingrazia la basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia rappresenta il definitivo trampolino di lancio per il grande artista, un capolavoro dell’arte del Nord Italia ed in generale di tutto il Rinascimento italiano, non a caso paragonato alla maestosa tavola della Trasfigurazione realizzata da Raffaello a pochi anni dalla morte.
L’Assunta di Tiziano è l’opera della conferma e della maturità, ma è anche un lavoro che suggella un momento decisivo nella storia politica della Repubblica veneta e che sancisce la chiave estetica con cui verrà definita in seguito la scuola pittorica veneta.

 Assunta e Tiziano: la storia della genesi del dipinto

La genesi dell’opera risale al 1516, anno in cui padre Germano, priore dei frati francescani del convento Frati Minori Conventuali, commissionò ad un giovane ma già affermato artista originario di Pieve di Cadore, Tiziano Vecellio, la tavola che avrebbe dovuto decorare l’altare centrale della grande basilica che si addossava all’antico convento, la Basilica dei Frari.

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La perdita di Maria Narra, era stata cantatrice per Alan Lomax.

La scomparsa di Maria Narra, per noi immersi nella quotidianità di tutti i giorni, sembra, al di là della ristretta cerchia familiare, una notizia tra tante.
D’altronde, il venir meno è una prassi a cui tutti prima o poi dobbiamo confrontarci.
Tuttavia, ci sono persone che, per un curioso caso della vita, diventano protagoniste di eventi che segnano alcuni passaggi storici, tanto da essere oggetto di studio in alcune discipline accademiche. Maria Narra è una di queste.

Maria Narra è stata oggetto di studio, ed è ancora oggetto di studio, se non individualmente, almeno in gruppo, probabilmente in luoghi e contesti a noi sconosciuti. Maria Narra è stata una formidabile cantatrice di canti di tradizione popolare.
Le registrazioni da lei lasciate, fissate su nastro magnetico, saranno il DNA del nostro passato. Grazie a lei, un domani, potremo ricostruire quel mondo di soli cento anni fa, senza TV, senza telefoni cellulari, senza social. Grazie a lei, potremo riascoltare serenate, stornelli, canti di lavoro e a dispetto. Maria Narra sarà ricordata, probabilmente, molto più oltre Montecalvo Irpino. Il suo nome e i suoi canti sono nei più importanti archivi etnomusicologici italiani [1] e mondiali [2].

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La famiglia e il patriarcato

Sarà presentato mercoledì 18 agosto 2021 “La famiglia e il patriarcato”, un libro autobiografico di Michele Cristino che offre uno spaccato della società di Montecalvo Irpino, prima, e dell’Italia, dopo, tra gli anni ’50 ed i nostri giorni.
Un interessante viaggio nella società di “quilli di fore” (il racconto di un giovane di estrazione rurale che vive in una società rurale post borbonica ancora dominata da una borghesia pseudo nobile).
Un racconto di difficoltà materiali ma anche sociali, una storia di emigrazione oltre che di velata e strisciante discriminazione.
Alla manifestazione parteciperanno l’autore del libro, Carmelina Pepe e Giuseppe Bellaroba.
Modera il dibattito il giornalista Angelo Corvino.
L’appuntamento è per le 18.00 presso la sala conferenze del Castello Pignatelli messa a disposizione dal Comune di Montecalvo Irpino.

 
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È morto a Maracaibo, in Venezuela, Antonio Romolo Cafoncelli.

Il giorno 30 giugno 2020 si è spento nella sua casa di Maracaibo (Venezuela) il nostro compaesano Antonio Romolo Cafoncelli, assistito amorevolmente da sua moglie Maria e da tutti i suoi familiari.
Nato a Montecalvo Irpino nel 1932, Romolo era emigrato, appena diciottenne, in Venezuela. Il Paese sudamericano offriva molte opportunità a chi le voleva cogliere e lui, da gran lavoratore, non si tirò indietro.
Da apprendista falegname iniziò a lavorare insieme ad altri connazionali ma appena si sentì pronto non esitò a mettersi in proprio: lo spirito di iniziativa non gli mancò mai.
Passarono dieci anni di intenso lavoro prima di tornare, con il fratello Libero, a riabbracciare l'amata famiglia.
Quella stessa estate conobbe Maria Concetta Tedesco, che sarebbe diventata la compagna della sua vita; in breve si sposarono e tornarono a Maracaibo dando origine ad una famiglia e ad una azienda entrambe prolifiche: dalla loro unione nacquero quattro figli e nel frattempo mutò il campo d'azione dal legno al marmo ["Se sei in grado di lavorare il legno saprai farlo anche con il marmo!" gli disse un amico e collega].

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