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Palazzo Peluso

Un altro pezzo di storia del nostro paese è confinato nello oblio più totale e la sua importanza architettura storica - culturale rischia di andare persa per sempre. Esposto all’incuria del tempo e alla poca cura dei proprietari nel salvaguardare quello che resta di questo antico palazzo nobiliare crea una ferita aperta e sanguinante nella custodia del patrimonio storico Montecalvese. Il Palazzo Peluso rappresenta una tipica espressione architettonica dei palazzi nobiliari dell'entroterra campano, come si evince dalla distribuzione degli ambienti, dalla facciata e dal cortile. Ubicato sul Corso Vittorio Emanuele, si compone di due livelli fuori terra e di un piano cantinato. Costruito nel corso del XVII secolo, le sue sale furono impreziosite da pregevoli affreschi realizzati a più riprese in diverse epoche e ancora del tutto visibili fino a qualche tempo fa.

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Il campanile di Santa Maria

Osservando attentamente l’attività della attuale amministrazione comunale che sembra abbia a cuore il recupero del patrimonio artistico-culturale, sommessamente ci va di segnalare un piccolo dettaglio in ordine alla programmazione degli interventi posti in essere.
Dato atto che il lavoro dei volontari che tanto stanno facendo per riportare la zona del trappeto 
ad un antico decoro e l’intervento di ripristino di Corso Umberto, abbiamo notato, tramite i social network, che grazie alla passione di alcuni amanti della fotografia che hanno come soggetto delle proprie pubblicazioni il panorama di montecalvo antico e moderno, raffrontando le stesse, balza subito agli occhi, la “testa monca” del paese di oggi. 
Ci riferiamo, come senz’altro avrete capito, al campanile di Santa Maria Maggiore, abbattuto senza esitazione dopo il terremoto del 1980.

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Due Montecalvesi nel tragico destino del piroscafo Oria

L’ “Oria” era partito da Rodi con 43 ufficiali, 118 sottufficiali, e 3885 graduati e militari italiani.
Il Piroscafo navigando sotto costa, si andò ad infrangere per le avverse condizioni meteorologiche contro gli scogli dell’isolotto e solo pochi ebbero la possibilità di salvarsi. Dopo il naufragio, ne furono tratti in salvo 21, assieme a 6 tedeschi e a un greco; costò la vita a oltre 4000 soldati italiani.
Su quel piroscafo, naufragato il 12/02/1944, vi erano anche due giovani soldati montecalvesi: Grasso Antonio nato il 23/02/1921 e Pappano Antonio nato il 9/11/1921, entrambi nati a Montecalvo Irpino gli irpini a bordo erano oltre 40. 
A 70 anni dalla tragedia, domenica 9 febbraio 2014 al chilometro 60 della strada statale Atene-Sunio di fronte all’isolotto di Patroklos, luogo ove avvenne il naufragio il 12 febbraio del 1944, è stato inaugurato il Monumento dedicato ai Caduti del piroscafo Oria.

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Il tempo, forse, ci restituisce le vestigia del Largo “Magazéo” ?

Durante i lavori di abbattimento di alcune abitazioni fatiscenti compresi tra i vicoli: Acquanetta e Manzelli lungo la direttrice di Corso Umberto nel centro storico di Montecalvo, sono affiorati dei manufatti, in buono stato, che tante ipotesi stanno suggerendo agli esperti del settore.
Infatti il ritrovamento di una costruzione di epoca remota costituita da un arco ben visibile con attacchi di soffitti (probabilmente a crociera o a botte) lascia spazio a numerose e svariate indagini di natura architettonica, antropologica e sociale.
Anche noi, basandoci su ricordi e testimonianze tramandatesi oralmente negli anni, proviamo a formularne una. 
Partiamo da  indizi peculiari, come i rilievi  tecnici, che forniscono quasi verosimilmente la probabile larghezza della base del manufatto che secondo alcuni si aggirerebbe intorno ai 150-200 mq.

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Frammenti di storia: I Re Svevi

Con la morte di Guglielmo II° i regni di Sicilia passarono in successione - a Costanza normanna, che fu moglie dell’imperatore Errico VI° di Svevia. Vennero altri tempi - altri nomi — altre vicende.
Le guerre di quei tempi per ricuperare i regni dotali, l’assedio di Napoli — la sua seconda venuta in Italia per il riacquisto dei regni medesimi - sono fatti che possiamo leggere nella storia generale. 
- Seguirono i tempi di Federico II° di Svevia, ma per la nostra terra- che rimaneva ancora nella terra beneventana, per mutar di tempi e di baroni, nulla o quasi, si era cambiato.
Nel regno, i Feudi incominciarono ad essere ereditarii a tempo di Federico II° nel 1210 — dal quale fu pubblicata la Costituzione: Ut de successionibus - in cui si dichiara essere ereditari con l’investitura semplicemente.

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