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Palazzo Peluso

Un altro pezzo di storia del nostro paese è confinato nello oblio più totale e la sua importanza architettura storica - culturale rischia di andare persa per sempre. Esposto all’incuria del tempo e alla poca cura dei proprietari nel salvaguardare quello che resta di questo antico palazzo nobiliare crea una ferita aperta e sanguinante nella custodia del patrimonio storico Montecalvese. Il Palazzo Peluso rappresenta una tipica espressione architettonica dei palazzi nobiliari dell'entroterra campano, come si evince dalla distribuzione degli ambienti, dalla facciata e dal cortile. Ubicato sul Corso Vittorio Emanuele, si compone di due livelli fuori terra e di un piano cantinato. Costruito nel corso del XVII secolo, le sue sale furono impreziosite da pregevoli affreschi realizzati a più riprese in diverse epoche e ancora del tutto visibili fino a qualche tempo fa.

La facciata originale presentava una serie di otto balconi, al di sotto dei quali si aprivano delle piccole finestre munite di cancellate. Degno di nota è l'artistico portale in pietra scolpita con eleganti motivi, sormontato dalla finestra balconata con cornice e volute marmoree, dominata dall'alto dallo stemma nobiliare dei Peluso. Il piano superiore era destinato agli alloggi ed era caratterizzato da ambienti comunicanti, a volte affrescati con scene a carattere mitologico, festoni e disegni geometrici, alcuni dei quali riferibili al primo Novecento. Interessante è l'antica cucina con l'enorme camino in pietra comunicante con un grande ambiente di servizio tramite un vano con volta ribassata. Internamente al palazzo si possono ancora vedere le cantine che si estendevano per l'intera area dell'edificio, gli affreschi settecenteschi rimasti nelle sale non demolite e la cappella privata, anch'essa affrescata. Il proprietario fece demolire completamente l'ala sinistra dell'edificio dopo il sisma dell'Ottanta. E quel che resta oggi versa in stato di abbandono, oramai si susseguono numerosi cedimenti strutturali che mettono a rischio l’intera parte restante del palazzo, ultimo in ordine cronologico il cedimento del tetto e se non si interviene in tempo si rischia l’abbattimento totale della fatiscente struttura. Una perdita grave e insostituibile per un paese che vuole fare del suo ricco patrimonio architettonico un’occasione di rilancio turistico per ridare vita a pezzi di storia sbiadita nel tempo riproponendola con nuovo slancio all’attenzione delle nuove generazioni inserendosi in un quadro molto più esteso quale quello del recupero e del decoro urbano, al quale si stanno affidando molti altri comuni a noi vicini. E quindi da queste pagine lanciamo un appello, a chi deve sovraintendere alla tutela di questi edifici, di trovare una soluzione immediata e definitiva nella conservazione dei nostri beni culturali, nell’interesse non solo della nostra comunità ma di tutto il nostro territorio.{jcomments on}

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