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Antonio Pizzillo: storie di successo

Nel Paese dell'eterna primavera Antonio Pizzillo ha scelto di passare le stagioni della sua vita. In Guatemala è finito per un inciampo del caso, e per amore della moglie Celia.
Per lavoro ha girato mezzo mondo. Nella metà degli anni sessanta, durante un viaggio, incontra quella ragazza dal sangue misto, figlia di un italiano e di una panamense, che cambierà il percorso della sua esistenza.
Con lei progetta il suo futuro in una terra esotica e ancora ignota. 
La parabola di un uomo che si è fatto da solo, e che ha fatto e rifatto il piccolo Stato dell'istmo, inizia però lontano da qui, in una contrada di Montecalvo irpino.
Antonio ha tredici anni, e le idee già chiare, quando va via di casa e saluta mamma Rosa promettendole di tornare presto e con tanti soldi.
Papà Filippo, agiato proprietario terriero e valoroso soldato al fronte, è stupito dal coraggio di quel primo figlio che non ha visto crescere, ma non si oppone e lo lascia andare.
A quel tempo la terra rendeva poco, meglio il mare: e così Antonio partì marinaio su una nave per nove lunghi anni.
Seguì il congedo dalla Marina italiana, e di nuovo le faticose trasferte su terraferma come tecnico specializzato per conto dell'Italsider, prima a Genova e a Taranto, poi in Africa per la Snam.

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La tarantella Montecalvese

LA TARANTELLA MONTECALVESE - Una danza arcaica che affonda le sue radici nei riti dionisiaci.  
Dioniso, riti dionisiaci e loro repressione da parte del Cristianesimo

Dioniso era figlio di Zeus e Semele. Costei a sua volta era figlia di Cadmo, re di Tebe.
Morta Semele, folgorata dallo splendore di Zeus, poiché Dioniso non era ancora nato, il padre degli dei estrasse il feto dal ventre materno e se lo infilò in una coscia.
Una volta nato, Dioniso fu allevato da Ino e dalle ninfe del monte Nisa. Fattosi adulto,costituì un corteo festante di menadi, dette anche baccanti, satiri e sileni, per diffondere tra gli uomini il suo culto e la coltivazione della vite.
Agli uomini avrebbe insegnato in quali proporzioni andava diluito il vino con l’acqua, giacché nell’antichità il vino era molto alcolico e in Grecia era fatto divieto di berne allo stato puro, poiché era considerato una bevanda pericolosa simile ad una droga.

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Montecalvo Irpino : La storia

I bastioni del castello medievale, costruito sul punto più alto del paese, sorvegliano sconfinati e variegati paesaggi in cui si distinguono, volgendosi in giro, la valle del Miscano con i piccoli centri abitati di Buonalbergo, Casalbore, Ginestra degli Schiavoni e Castelfranco, la valle dell'Ufita trapuntata dai borghi della Baronia, ed ancora il massiccio del Taburno - Camposauro e la vetta del Partenio.
Montecalvo è incastonata sul crinale di un'altura a circa 623 metri di altezza e si raggiunge percorrendo una serie di tornanti che si avvitano lungo il colle costeggiando boschi, campi arati e dolci colline.   
Il borgo antico ha una conformazione tipicamente medievale, con le case che si stringono attorno al castello feudale, costruito dai Longobardi, secondo alcuni studiosi locali, sul sito di una precedente struttura fortificata romana, di cui però i recenti scavi archeologici non hanno rinvenuto traccia.

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I fatti di Ariano del settembre 1860

Le due ricostruzioni storiche dei fatti di Ariano che diffondiamo qui di seguito, ci permettono di avere due prospettive che si completano e correggono l'una l'altra.
Nicola Nisco, patriota e conterraneo, liberale della prima ora, fa una narrazione senz'altro veritiera, riportando probabilmente racconti di prima mano dei protagonisti di parte liberale. 
Egli però era un alto esponente dei " galantuomini" del Regno che, se ardevano di ideali a riguardo dell'Unità del paese, non potevano o volevano, capire perchè i " cafoni" la pensassero diversamente da loro sulla questione della terra. Francesco II°, e prima di lui suo padre, Ferdinando, aveva promesso che una famosa commissione centrale nominata per portare a compimento l'eversione ( cioè l'abolizione ) dei feudi, avrebbe ripreso i lavori per la concessione delle terre già feudali ai contadini poveri e ai braccianti, ma con la

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Giuseppe Stiscia : Un Genio scientifico a servizio della nascente industria Siciliana dell’800

Giuseppe,Alfonso Stiscia figlio di Vincenzo e Giovanna Sanità nasce a Montecalvo Irpino 1850? (31-03-1846).
Insieme ai fratelli Michele e Felice e alla madre, segue il padre che si reca in Sicilia per dirigere i lavori delle ferrovie siciliane.
La formazione scientifica e gli studi di tecnica  gli faranno conseguire notevoli risultati specie nel campo delle soluzioni industriali di cui ne diventerà campione con la realizzazione di alcuni brevetti. 
Un personaggio straordinario che tra l’altro sposa la signora Concetta Leggio  da cui nasce Giovanna Casimira Stiscia.
L’altro fratello, Michele, nato a Montecalvo il 10/5/1852  si sposa a Palermo  con Marianna Bentivegna,imparentandosi con la famiglia di quel Francesco Bentivegna patriota siciliano,originario di Corleone e garibaldino,tra i personaggi di spicco della storia siciliana .
Da questa fausta unione  nasceranno  2 figli :Teresa Giovanna Concetta Stiscia nata a Palermo il 16/10 /1886 ed ivi morta nubile l’1/4/1961Vincenzo Stiscia Bentivegna nato a Palermo il 9/9/1884 ed ivi deceduto il 21/2/1969.
Vincenzo impalmerà  la marchesina Bianca Maria Letizia Galletti di Santa Marina e da questa favolosa unione celebrata con gran risalto dalla stampa dell’epoca (l’Ora di Palermo15/12/1918), nascerà a Palermo nel dì 13 del mese di Dicembre dell’anno 1923,l’unico figlio a nome Lucio Maria Giuseppe Michele Ischiano Bindo Stiscia,che nella tradizione di famiglia diventerà  ingegnere e poi docente.

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