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Civiltà contadina: la Malvizza

La ricerca delle proprie radici è un’esigenza che prima o poi, qualsiasi individuo si sente in dovere di tradurre in informazioni reali. T
alvolta, addirittura, questa operazione si arricchisce via via di contenuti di sicuro valore letterario, scientifico, poetico.
Per conseguire traguardi di tali dimensioni, è opportuno esprimere una gamma di funzioni e di sensibilità di fondo talmente ampia da poter essere parafrasata senza limitazioni di sorta.
Ne possono nascere trame espressive di diversa tipologia analitica: con inclinazione alla creatività artistica o alla riscoperta dell’ uomo attraverso vere e proprie analisi del contesto sociale.  
Si tratta di lavori rari, però, quando se ne scopre qualcuno, lo si legge con un piacere nuovo, se non altro per appropriarsi dei piccoli tesori che in esso si celano, magari dietro un sottile velo di pudore.

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Angelo Siciliano e la memoria contadina

Resto ammirato di fronte alla produzione poetica, artistica e antropologica di Angelo (all’anagrafe Angelomaria) Siciliano, nato a Montecalvo nel 1946, e che, da una vita ormai, ha abbandonato con il “corpo” l’Irpinia.
Nel 1965, infatti, aveva preso la strada per Napoli, in attesa di laurearsi alla “Federico II” in economia, poi il servizio militare, e dal 1973 si è trasferito a Trento, dove ha insegnato negli Istituti superiori e tutt’ora vive con la sua famiglia.
Egli appartiene, dunque, pienamente a quelli che abbiamo definito i “poeti della diaspora”. Del resto, lo stesso Siciliano, nella “Premessa” ad un fascicolo autoprodotto ed edito in quindici copie nel 2010, scrive: “Pur vivendo a Trento dal 1973, idealmente non mi sono mai separato dalla mia terra natale, Montecalvo e l’Irpinia.
Solido permane il senso d’appartenenza alla civiltà mediterranea”. 
Detto questo, occorre anche un’altra precisazione. Il percorso intellettuale e umano di Angelo Siciliano è così ricco, che non può essere sintetizzato in poche formule, e così, pur essendo poeta brillante in lingua, oltre che pittore sperimentale da sempre, ho voluto privilegiare una lettura “dialettale” per uno straordinario libro di cui parlerò a breve. 

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Rione Serra intitolato a Cristino

L’ex rione Serra di Montecalvo Irpino sarà dedicato al farmacista Pietro Cristino, il primo sindaco di Montecalvo Irpino.
Lo ha deciso la giunta esecutiva guidata dal sindaco Carlo Pizzillo.
Il dottore Cristino fu commissario civico dal giugno del 1944 al 6 aprile del 1946; Parlare di Giuseppe e Pietro Cristino, oggi, nell’epoca del crollo delle ideologie, dopo l’implosione dei regimi totalitari dell’Est europeo, ma anche di guerre sanguinose – basti pensare a quella del Golfo Persico e all’altra tra le nazioni dell’ex Iugoslavia – che sicuramente hanno trovato una concausa nel crollo del Muro di Berlino del 1989,che ha segnato la fine della guerra fredda e dei blocchi contrapposti, guidati dalla fine della seconda guerra mondiale rispettivamente da USA ed URSS, potrebbe anche significare andare ad indagare fatti, persone e vicende del Novecento, la cui storia, oltre che non sempre ripercorsa e chiarita adeguatamente e a sufficienza, ci appare distante anni luce.

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Romanzo popolare

Da poco è entrato nel circuito delle librerie un bel volume del  Montecalvese  Antonio Stiscia.
Si tratta di una intrigante saga familiare bene ambientata e coinvolgente.
Le persone di una certa età, che hanno vissuto l’epoca trattata dal libro o ne hanno sentito parlare in famiglia da ragazzi, dalla narrazione vengono coinvolte e spinte ad arrivare, subito, alla fine del romanzo per rivivere quel periodo che caratterizzò un’epoca della comunità certamente non lieta.
Il volume è incentrato sulla “vita” di una contadinella, Felicita, e di mi signorotto, Don Antonio, appartenente ad una famiglia blasonata e ricca che, ad un certo punto, per varie vicissitudini, si trova sul lastrico.
Don Antonio, aveva un fratello che a Napoli, con dei soci, aveva aperto un istituto bancario.
Ad un certo punto la banca fàllì e il rampollo della nobile famiglia montecalvese dovette vendere tutta la sua estesa proprietà per far fronte agli impegni assunti con i risparmiatori. Anche don Antonio, per evitare la brutta figura alla nobile casata, impegnò i suoi beni per salvare il fratello.

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Ricerca su Cassino Sorrentino Mario

Maria è una maestra confinata in Irpinia, P. G. è un cappellano militare, già padre guardiano del convento del paese, di ritorno dall’Africa. Sullo sfondo il bombardamento e la distruzione del Monastero di Montecassino da parte degli Alleati, episodio tanto rilevante quanto dimenticato della nostra storia recente. Questi gli ingredienti per una vicenda dai molti risvolti, tra storiografia e narrativa, tra il dramma della guerra e la speranza di una rinascita.

Biografia: Mario Sorrentino, laureato in Lingua e Letteratura Inglese, specializzato in Glottologia, ha una lunga storia di pubblicazioni su riviste specialistiche attorno alle lingue in contatto per fatti migratori. Ha inoltre prodotto molti studi e ricerche sulla toponomastica. È curatore ed estensore dei testi in italiano e in inglese del sito Museo Virtuale delle Valli del fiume Miscano e del fiume Ufita (www.miscanoufita.it), e coautore, insieme a A. Caccese, de La Comunità Romana di Tressanti (2002) e di La Malvizza, La Transumanza, Le Bolle, il Grano (2004) entrambi pubblicati on line su Calamèo.

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