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Regione, si va al nuovo governo Mezzogiorno?

Regione, si va al nuovo governo Mezzogiorno?

 

Oggi dovrebbe essere la giornata della proclamazione degli eletti in seno al Consiglio regionale della Campania.
Sarebbero stati conclusi i conteggi anche per le ultime questioni aperte a Salerno all’interno della Margherita e dei Ds e dunque in queste ore si dovrebbe finalmente andare alla formazione del nuovo Consiglio.
Subito dopo, si avvieranno le trattative per la formazione della nuova Giunta.
Ma il primo vero passaggio politico è quello relativo all’elezione del presidente del Consiglio. L’Irpinia pare rientrare in queste due discussioni. In corsa per un posto in Giunta, con Mario Sena, e con Enzo De Luca alla presidenza del Consiglio. Per questa carica serve una maggioranza qualificata e quindi si dovranno trovare convergenze tra il centro sinistra e le forze della Casa delle libertà. I primi contatti ci sono stati, anche se informali, altri scandiranno i prossimi giorni. Si prova a dialogare, dunque, anche perché per l’elezione del presidente del Consiglio occorre la

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Notizie sulla famiglia Cucchi del Prof. Alberto De Lillo

Il capostipite si chiamava Beniamino, ma al suo arrivo a Montecalvo, agli inizi del 1900, fu subito chiamato Don Beniamino Cucchi. Egli era  Amministratore Delegato di una società immobiliare milanese, proprietaria dell’antico feudo di Corsano. Fu mandato a Montecalvo per curare ed amministrare le proprietà terriere della società. Dopo la prima guerra mondiale la società immobiliare di cui Don Beniamino Cucchi era amministratore delegato, fallì e gran parte dei terreni di Corsano furono venduti ai coloni che li conducevano in fitto o a mezzadria. Altri andarono in proprietà allo stesso Don Beniamino. Agli inizi del suo mandato abitava con la moglie, Emma, ed i figli nell’antico castello di Corsano, ma dopo il terremoto del 1930, crollata gran parte del castello, fece costruire, nelle sue vicinanze, delle basse abitazioni con pertinenze agricole e lì si trasferì con l’intera famiglia.

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Pietre, grani e vini  nella Montecalvo dell’800

Pietre, grani e vini  nella Montecalvo dell’800

Nello scrivere delle umane vicende del popolo Montecalvese,si tralascia spesso,il ricordo degli avvenimenti e delle situazioni di vita comune,presi dalla smania di rinverdire i fasti di un tempo,dimentichi forse, che la civiltà  si appalesa in ogni forma e in ogni attività umana.Per questi motivi non saranno mai troppi i ringraziamenti da formulare ad Angelo Siciliano,che da anni e caparbiamente raccoglie le testimonianze della vita di un popolo,compiendo così un’opera di recupero e salvaguardia di un patrimonio antropologico unico e irripetibile. Cercherò di dare un piccolo contributo,col solo intento di recuperare notizie,sperando che si ponga mano ad una banca dati dove possano confluire le storie,gli oggetti,le testimonianze,le opere,le foto e quant’altro possa custodire la civiltà montecalvese,troppo vasta per essere completamente distrutta e troppo  fragile per essere ben tutelata.Viviamo tempi difficili,dove ci si vergogna delle proprie origini contadine e dove lo sport più in voga è quello di trovare blasonerie e parentele di grido,dimentichi forse che la vera nobiltà alberga nel cuore . Ho conosciuto uomini semplici,dalle mani callose,depositari di profonde magnanimità e al contempo mielosi  professori farciti di stupida presunteria ,appiccicosa come  la “LOTA”.

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Olmo di Piazza Carmine ripiantato

Piazza Carmine anni 50
Foto archivio Palazzo Stiscia

Il 24 Dicembre 2005  è stato ripiantato l’Olmo di Piazza Carmine.

A 50 anni dal suo abbattimento,si risana una ferita per troppo tempo aperta nel cuore dei cittadini.
Certo,passeranno gli anni,i secoli sicuramente,per riavere la maestosità perduta,ma è un segnale positivo,un monito per tutti.
Sarebbe stato opportuno dare giusto peso all’avvenimento, come ripiantare l’Olmo nella originaria collocazione,ma si sa gli alberi interessano solo quando si ricava legna da ardere.
Fin quando non si ritornerà all’amore per la natura e dei simboli che la rappresentano,saremo sempre imperfetti e presuntuosi,incapaci di comprendere la nostra stessa esistenza.
Forse non si accetta che un essere vivente,possa vivere più a lungo di noi,ma penso che è solo idiozia culturale.
 
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Quel cappellano irpino a Cefalonia

Quel cappellano irpino a Cefalonia

«Dal grande balcone della casa nativa in Savignano Irpino, dove si era recato in convalescenza, dopo un invalidante attacco di paresi, padre Romualdo Formato rivedeva per l’ultima volta i colli e le montagne dell’Irpinia, sentiva il vento che sempre passa impetuoso su quella terra generosa, spaziava a perdita d’occhio su quell’orizzonte stupendo».
Erano le ore 17 del 24 ottobre del 1961, quando, rivolgendo un ultimo sguardo all’Irpinia, se ne andò in silenzio don Romualdo Formato. A lui, il cappellano militare, testimone del massacro nazista a Cefalonia l’Italia deve molto. Una storia drammatica, quella della Divisione Acqui, a cui un anonimo volle rendere omaggio in versi: «Ed il vento/entrò da l’ampia finestra/portando/il profumo della terra d’Irpinia/e col vento/ entrarono tutti i novemila di Cefalonia/e lo portarono/nella gloria, perché fu con loro/uno di loro./Il vento d’Irpinia/ripete ancora la sua parola,/ quando passa l’autunno/ e le foglie/hanno il colore di sangue,/il sole/ la luce dell’amore». Se ne andava

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