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La "Comunità romana di Tressanti"

PRESENTAZIONE

Raccogliamo e pubblichiamo questi due scritti così come essi sono stati redatti e lanciati nel vasto iperspazio del Web tramite il sito “Irpino.it”.
Scritti che registrano quasi alla lettera, oltreché i primi appunti, anche i dialoghi e i discorsi tenuti prima di tutto tra noi due autori e poi tra noi con altri amici, durante i sopralluoghi nel territorio di Tressanti di Montecalvo, nell’agosto 2003.
Segnatamente con Alfonso Caccese, Franco D’Addona e Franco Cardinale.
La genesi del primo scritto (“Anzano”) è presto detta.
Nell’udire un giorno un certo nome, “Anzano”, uno di noi, modesto praticante di linguistica diacronica e di toponomastica, sentì nel suo orecchio uno squillo di campanello.
Il proseguimento potrete trovarlo nel primo capitolo della Parte Prima.

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Caterina ed Ettore Pignatelli

Vennero le vicende tragiche dei baroni e le fatali conseguenze della loro congiura. La situazione creata da Ferdinando I° e da suo figlio Alfonso, determinò una sedizione collettiva e una consociazione dei principali baroni del regno, giurando essi di essere uniti a combattere il re e suo figlio Alfonso, al lora duca di Calabria. A fortificare quell’ accordo il papa Innocenzo VIII, emetteva un breve contro il medesimo re. Ma questi, avvertendo il pericolo, con abilità politica, previa improvvisa pacificazione col papa, seppe far andare a monte ogni cosa.

Così le cose, apparentemente, tornarono normali per brevissimo tempo, poiché terribili furono le vendette di Ferdinando contro i disgraziati baroni. Tra questi baroni federati, vi fu anche il nostro conte Don Pietro Guevara G. Siniscalco del regno. Naturalmente, quella non fu un’azione separata, ma ebbero l’appoggio delle persone più in vista delle loro terre. La nostra contea lasciò devoluta al re e amministrata da un governatore (Vedi: « La congiura dei baroni del regno di Napoli contro il Re Ferdinando I. » Camillo Porzio – Stampato in Roma nel 1565).

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L’ antichità di Montecalvo P. Bernardino Santosuosso

L’ antichità di Montecalvo e la critica.

Gli scrittori classici rammemorano, nei loro libri, i più importanti centri del Sannio Irpino, anticamente, abitati e le antiche colonie. Montecalvo è circondata da questi luoghi storici,da alcune di queste antiche città , poi scomparse nel corso dei secoli, ma che ci attestano una grandezza passata. Cluvia , Equus Tuticus , chiamata poi S. Eleuterio, che fu primo vescovo di Ariano , ivi martirizzato, erano le più vicine alla nostra terra.
La via Egnatia passava pel nostro territorio : ne fa fede il Ponte S. Spirito — residuo di ponte della via suindicata.
Sappiamo che per la sua posizione strategica, formava un punto di primissimo ordine , imprendibile e sicuro da ogni lato, perchè quasi circondato da profondi burroni.
Era inoltre un punto notevolissimo di osservazione , a 623 metri sul livello del mare , si scorgeva in gran parte, il percorso della suddetta via, che partiva da Benevento.
Nel nostro territorio vi fu, in epoche lontane, un’importante centro abitato , di cui anche oggi si vedono gli avanzi ed i residui di antichità.
Tale località è conosciuta col nome di Tre Santi.
Dal punto di vista topografico è incantevole ed è provvisto di sorgenti di acqua, capaci di soddisfare ai bi sogni di un buon numero di abitatori.
Ivi furono ritrovate, e si rinvengono anche oggi , tombe, vasi e monete romane, mattoni, lapidi sepolcrali ed altro.
Indubbiamente, sono tracce di luoghi abitati, in tempi remotissimi.

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Oasi Maria Immmacolata

Scheda della Casa

L'Oasi Maria Immacolata è un centro di cultura.E' dotata di 90 stanze,complete di servizi,di 200 posti letto, di locali per campi scuola autogestiti e di ampio parcheggio.
Circondata da bosco, pineta, giardino,orto, vigneto,parco degli ulivi, parco e "Casa S.Antonio", offre ,al visitatore , un rilassante e tranquillo momento di soggiorno.
Aperta tutto l'anno,accoglie convegni, corsi di formazione umana e cristiana. Fa parte della Federazione Italiana Esercizi Spirituali ( F.I.E.S.).

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Costume La Pacchiana

DESCRIZIONE DEL COSTUME MONTECALVESE

LA PACCHIANA

Anticamente ve ne era uno cosiddetto «giornaliero» ed un altro per le feste e per le grandi occasioni. Quest’ultimo si componeva di numerosi pezzi:

1) lunghe mutande con merletto lavorato a «puntina» e con ampia spaccatura nella bracatura;
2) calzettoni neri di lana doppia lavorati con i ferri;
3) sottana corta tipo gonna;
4) camicia bianca di mussola con merletto giallo ed iniziali rosse lavorate a «punto a croce’ .
5) busto-gilet di colore vario ed un corpetto nero che regge le maniche allacciato con numerosi nastrini;
 6) gonna pieghettata di velluto o di raso (originariamente lana plisset) lunga fino al ginocchio (probabilmente essa si e cominciata ad accorciate nel’corso di questo secolo);
 7) un grembiule lavorato con ricami anche dorati detto vantesino (forse dal latino ante-sinum);
 8) scarpe decolte di vario colore e adornate con nastrini intonati allo stesso colore chiamati «capisciole»;
 9) copricapo per la festa, di tipo ripiegato, detto «pannuccia», molto largo, che arriva, con la frangia, fino a coprire tutta la schiena. E finemente ricamato. In alternativa alla pannuccia, che era solo per i giorni festivi, vi erano il «maccaturo» e la «tovaglia», quest’ultima ricamata «a spugna».

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