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La morte di Antonio Smorto

A CASTEL D’AZZANO (VR) SI È SPENTO ANTONIO SMORTO

Fu un antifascista della prima ora. Internato prima in Francia con Luigi Longo e Leo Valiani, venne poi confinato a Montecalvo Irpino nel 1943.
Lunedì, 23 aprile 2007, sono stati celebrati a Castel D’Azzano (VR), i funerali di Antonio Smorto. Aveva 98 anni. Aveva attraversato quasi tutto il Novecento e, grazie a una tempra formidabile, aveva superato tante durezze della vita e in ultimo, negli anni Novanta, la perdita della moglie, la montecalvese Vincenzina La Vigna. Ma è rimasto lucido sino alla fine, sopraggiunta improvvisamente a causa di un ictus. Calabrese d’origine, la sua famiglia era emigrata tutta a Tolone in Francia, per motivi di lavoro, con lui ancora ragazzo. Avendo aderito al comunismo, nel 1941 fu internato come antifascista, nel campo di concentramento di Ÿernet d’Ariege sotto i Pirenei, su ordine della polizia fascista italiana, la famigerata OVRA. Era in compagnia di Luigi Longo, Leo Valiani, Giuliano Pajetta, fratello del più noto Giancarlo, e Carlo Montagnana.

Ricevuto l’ordine dal Partito Comunista Italiano di rientrare in Italia, per organizzare le masse in vista del crollo del regime fascista e il ritorno alla democrazia, fatta richiesta in tal senso alle autorità, fu recluso prima nel carcere di Mentone in Francia e poi in quello di Reggio Calabria. Successivamente, nel 1943, fu inviato presso la Questura di Avellino e da lì destinato al confino politico di Montecalvo Irpino, dove conobbe una giovane dirigente della locale Azione Cattolica femminile, Vincenzina, che sarebbe diventata sua moglie.

A Montecalvo era in compagnia di un altro illustre confinato, il socialista siciliano Concetto Lo Presti, che avrebbe sposato anche lui una montecalvese, appartenente alla famiglia Pizzillo, e, dopo la Liberazione, sarebbe diventato assessore regionale in Sicilia.

Nel 1944, Smorto fondava con alcuni militanti montecalvesi, in Via Roma a Montecalvo Irpino, la prima cellula del Partito Comunista Italiano e il parroco, don Michele Bellaroba, benediceva sia la sezione che la bandiera rossa ricamata da Vincenzina. Istituiva poi la locale Camera del Lavoro, che avrebbe tutelato i diritti dei braccianti, che di solito erano ingaggiati dai massari, e degli altri lavoratori.

Con la lista frontista della Spiga, il 7 aprile 1946, veniva eletto a primo sindaco democratico del secondo dopoguerra il socialista Pietro Cristino, un altro perseguitato del fascismo, padre di Giuseppe, morto nel 1941 in Spagna, prigioniero del dittatore Franco, dopo aver combattuto, nella guerra civile del 1936-1939, come arruolato nelle Brigate Internazionali. Come vicesindaco era nominato il socialista Ciccio Panzone, che in seguito sarebbe stato eletto sindaco a sua volta.

In quegli anni, Montecalvo era una delle roccaforti rosse dell’Irpinia e i rapporti con la Democrazia Cristiana furono di lotta politica spesso anche aspra.

La segreteria provinciale del P.C.I. chiamò Smorto a far parte del Comitato Federale Provinciale di Avellino e, dal 1945 al 1949, egli ricoprì l’incarico di Segretario provinciale della Camera del Lavoro. Dalla fine del 1949 all’aprile del 1952, lavorò nella realtà comunista dell’allora Cecoslovacchia. A Klasterec, nel 1950, nasceva il suo unico figlio Ivan.

Ritornò di nuovo a Montecalvo per qualche anno e poi, nel 1957, si trasferì ad Avellino per continuare la sua attività politica e sindacale. Nel 1979 si trasferì con la famiglia in Veneto per occuparsi, fino al 1993, del Sindacato pensionati.

In questi ultimi quindici anni è stato sempre vivo e vegeto e a sinistra: ha fatto parte prima del P.D.S. e poi dei D.S..

Personalmente non lo sentivo da un anno, ma sapendo come la pensava e come riusciva a guardare in avanti, suppongo che vedeva di buon occhio la nascita del nuovo Partito Democratico.

 

            Zell, 24 aprile 2007                                                                Angelo Siciliano

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