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Maria dei Duchi Pignatelli di Montecalvo

Maria dei Duchi Pignatelli di Montecalvo diventò Madre Maria Angelica di Gesù.
Fu Priora del Carmelo a Vetralla (Vt) e il libro, Il canto della speranza, di Sr. Maria Sabina dell’Eucarestia, O. Carm., ne racconta la vita e l’opera .
Il castello e i Duchi Pignatelli di Montecalvo Irpino.
Dei Duchi Pignatelli di Montecalvo Irpino, forse, la giovane generazione del paese non sa granché.
Complice la fine della tradizione dei cunti, narrati dagli anziani ai bambini attorno al focolare, la  memoria collettiva si è talmente immiserita da potersi considerare ormai perduta.  
Al castello di Montecalvo arrivava verso la metà di luglio del 1132, proveniente dalla Puglia, dove aveva sottomesso i baroni in rivolta, Ruggero II il normanno, re di Sicilia, Calabria e Puglia, deciso ad affrontare, col proprio esercito, i suoi nemici in territorio beneventano: il cognato Rainulfo d’Alife e Roberto II, principe di Capua.

Nel 1496 si accampava attorno ad esso il re di Francia Carlo VIII per affrontare, in quella che si sarebbe chiamata “La battaglia di Montecalvo”, Ferdinando II d’Aragona, re di Napoli, nella sottostante Valle del Miscano tra Casalbore e Montecalvo. Ora, sul castello restaurato del paese, che verso il 1450 era stato anche dimora del duca Francesco Sforza prima di trasferirsi a Milano, è stato ricostruito, dopo i danni provocati dal grave terremoto del 1962 e l’abbandono e gli abbattimenti dopo quello del 1980, il Palazzo ducale, che fu la dimora dei Pignatelli fino al 1922. E i Pignatelli versavano in grave situazione finanziaria quando il capofamiglia, il duca Carlo Pignatelli, moriva a Montecalvo nel 1917 a seguito di polmonite. Era assistito da Giuseppe Moscati (Benevento, 1880 – Napoli, 1927), medico dichiarato santo il 25 ottobre 1987 da Papa Giovanni Paolo II. Il Moscati fu amico filiale e medico anche di Bartolo Longo (Latiano, 1841 – Pompei, 1926), fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980. Ad Avellino esiste l’Azienda sanitaria S. Giuseppe Moscati, comprensiva di ospedale e università. Nel 1917 il duca vendeva i suoi beni immobili montecalvesi. Nel 1922, dopo la cessione del castello e del Palazzo ducale al comune di Montecalvo da parte degli eredi, l’archivio di famiglia, ordinato personalmente dal duca, era messo all’asta con i suoi preziosi documenti su disposizione del tribunale. I Pignatelli, nobili di origine napoletana, ebbero nella loro famiglia un papa, Innocenzo XII, dal1691 al 1700. Il terzo duca di Montecalvo e primo di casa Pignatelli fu Carlo, dal 16 novembre 1669, che ricevette titolo e feudo da sua madre, Isabella Gagliardi, coniugata con Giovanni Battista Pignatelli. Il 30 settembre 1710, nella Collegiata di S. Maria Assunta in Cielo, annessa al Palazzo ducale, era battezzato, col nome di Domenico, il sesto degli undici figli di Girolamo e Orsola Bozzuti, che sarebbe diventato San Pompilio Maria Pirrotti. Ebbe come compare, rappresentato con delega dal padre nel neonato, l’Illustrissimo e Reverendissimo D. Carlo Pignatelli (L’Aquila 1676 - 1734), Vescovo di Minervino dal 1719 e figlio dell’Eccellentissimo D. Pompeo (1632 - 1705), 2° duca di Montecalvo, e come comare la Signora Anna Caggiano di Buonalbergo (Bn). Lo stemma dei Pignatelli di Montecalvo presenta in campo d’oro tre pignatte di nero, disposte due e uno (a cono) al rastrello di rosso. Il duca Carlo Pignatelli (1860 – Montecalvo, 1917), sposò Maria Maddalena Fesenk (Karkoff-Georgia, 1882 – Roma, 1942) di 22 anni più giovane, figlia del primo ministro russo Kionokoff, che con la moglie sarebbe stato ucciso dai bolscevichi a San Pietroburgo nel febbraio 1917. Ebbero tre figli: Giuseppe (Napoli, 1899 – Napoli, 1941); Maria (Napoli, 1900 – Vetralla, 1987), che, come s’usava tra i nobili, fu battezzata coi nomi Maria, Sofia, Costanza, Alessandra, Maddalena, Cecilia, Agnese e Filomena; Giovanni (Napoli, 1903 – Roma, 1981). Fino allo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre del 1917, passavano le vacanze estive nella villa aristocratica dei nonni a Batùm nel Caucaso. Poi dovettero accontentarsi della residenza montecalvese, dove convenivano importanti esponenti dell’aristocrazia italiana e della cultura europea. Morto il padre, il primogenito Giuseppe ereditava i sette titoli nobiliari, ma a causa delle difficoltà economiche i tre ragazzi dovettero abbandonare i propri studi e Maria lasciò il collegio di Trinità dei Monti a Roma, dove studiava dall’età di 14 anni. Giuseppe non si sarebbe sposato, per via di due esperienze amorose negative. Rientrato, dopo l’arruolamento per la guerra d’Africa, si sarebbe dedicato all’assistenza dei poveri come terziario francescano e avrebbe intrapreso alcuni viaggi in Russia, America e Germania. Sarebbe morto a 42 anni di polmonite, come il padre. Giovanni si arruolò per seguire la carriera militare, sposò la nobildonna Gabriella de Riseis, figlia del senatore Giovanni dei Duchi di Bovino (Fg) e di Antonia de Riseis, nata Gaetani dell’Aquila d’Aragona, donna di palazzo di S. M. la Regina Elena di Savoia, ed ebbe un figlio adottivo, Antonio Avezzù Pignatelli. La linea ereditaria dei Pignatelli di Montecalvo è rappresentata oggi dal duca Paolo Pignatelli, nato a Washington il 10 agosto 1949, sposato con la duchessa Margery Baker. La vedova, duchessa Maria Maddalena Pignatelli Fesenk, abituata com’era ai fasti dei salotti aristocratici, ritrovandosi in gravi condizioni economiche fu costretta a gestire una vita del tutto nuova per lei e, ritenuta incapace di farsi carico della crescita dei figli, fu emarginata dal resto della famiglia Pignatelli. Ma chi la soccorreva con generosità, senza farle mancare la propria vicinanza, il sostegno e la solidarietà, era l’amica regina Elena di Savoia. Il libro, “Il canto della speranza”

Il libro, Il canto della speranza, di Sr. Maria Sabina dell’Eucarestia, O. Carm., pp. 195 e con alcune illustrazioni, stampato dalla tipografia Abilgraph srl di Roma nel 2010, per le Edizioni Carmelitane, tratta della storia personale e dell’opera di Maria Pignatelli, figlia dei Duchi Carlo Pignatelli di Montecalvo Irpino e di Maria Maddalena Pignatelli Fesenk. Nel 1924 iniziava la sua frequentazione dei padri Carmelitani di Napoli e del Carmelo dei Ponti Rossi e, all’età di 26 anni, il 15 agosto 1926, dopo lunga e travagliata meditazione, entrava nel convento di clausura del Carmelo “La Santa Croce di Lucca” di Napoli. Ma non avrebbe dimenticato l’infanzia passata a Montecalvo e, anche nella maturità, avrebbe intrattenuto una confidenziale corrispondenza con la montecalvese Donna Pompilia Cavalletti. Sua madre, di fede ortodossa, non ne accettava la vocazione e si recò a San Giovanni Rotondo per chiedere consiglio a Padre Pio, che sarebbe stato canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 2 maggio 1999. In modo burbero, il frate cappuccino l’avrebbe rassicurata che il Signore non poteva farle grazia più grande. E, forse, fu proprio quella visita che, nella notte tra il 17 e 18 settembre 1920, ispirava la sua conversione alla religione cattolica. Ammessa al noviziato nel 1927, Maria Pignatelli vestiva l’abito del Carmelo prendendo il nome di suor Maria Angelica di Gesù. L’anno successivo si iscriveva alla Guardia d’Onore del Sacro Cuore di Gesù ed emetteva la professione semplice. Nel 1931 emetteva la sua professione solenne. Nel 1932 s’imprimeva a fuoco una croce sul braccio, un atto d’amore a Gesù, e le era affidato l’ufficio di sacrestana. Nel 1934 il Priore Generale dei Carmelitani, padre Ilario Doswald, le chiedeva di ricoprire per due otre anni l’incarico di Priora del Monastero delle Carmelitane di Vetralla (Vt), dove si trasferiva il 12 maggio. Vetralla, città agricola in territorio etrusco, a 300 m. sul livello del mare, conta attualmente 11.573 abitanti e si trova sulla via Cassia, a 13 Km da Viterbo e a 69 da Roma. Sulla collina, su cui è situata, preesistevano due comunità: ad est il rifugio dei coloni romani, scappati dal vicino Foro Cassio, ad ovest un antico nucleo di genti umbro-tirrene, come attesta un sepolcreto a cremazione e umazione. Probabilmente nacque come nucleo abitativo, quando gli abitanti di alcuni insediamenti romani dell’antica Tuscia, sotto la spinta delle invasioni barbariche dovettero rifugiarsi in luoghi più sicuri e difendibili. E fu così che sorsero anche i centri di Viterbo e Capranica. Nei secoli Vetralla cresceva d’importanza, con al centro una Rocca ben protetta, e la proprietà del suo territorio si alternava tra papato e feudatari, quasi sempre ecclesiastici. Nel XVI secolo il territorio di Vetralla passò in proprietà a Giovanni Di Vico, che ingrandì la Rocca rendendola una delle più forti e sicure rispetto a quelle circostanti. Sia la Rocca che il lago nella Macchia delle Valli portano il nome dei Vico. Nel 1574, con l’introduzione delle nuove armi da fuoco, la Rocca perdeva  d’importanza e, col riempimento dei fossati, era trasformata in caserma. All’inizio del Seicento era abbandonata e andava in rovina. Verso la metà del secolo, Vetralla diventava libero comune. L’arrivo, come Priora, di Madre Maria Angelica di Gesù al Carmelo di Vetralla, il cui Monastero si trovava nella Rocca dei Vico, comportava nel 1935 alcuni cambiamenti nella vita della comunità: il colore dell’abito delle suore da nero era cambiato in marrone; con l’approvazione del Vescovo di Viterbo, era introdotta la recita dell’Ufficio Divino secondo il rito dei Carmelitani dell’Antica Osservanza e secondo il calendario liturgico dell’Ordine Carmelitano; la Comunità del Carmelo di Vetralla era consacrata solennemente al Sacro Cuore di Gesù. Durante i lavori di ristrutturazione della chiesa delle Carmelitane, si ritrovavano i resti mortali di don Benedetto Baldi, primo fondatore del Carmelo di Vetralla. Nel 1936 Madre Angelica convocava il Capitolo conventuale, di cui facevano parte le sorelle Converse, le professe semplici e le novizie, per l’approvazione delle nuove Costituzioni dell’Ordine Carmelitano, che avveniva all’unanimità. Erano accolte nella Comunità di Vetralla tre consorelle del Carmelo di Barcellona, scampate alle persecuzioni della guerra civile spagnola del 1936-1939. Nel 1941 moriva il fratello Giuseppe. Riceveva l’incarico di Maestra delle Novizie e il Vescovo di Viterbo le comunicava che il suo trasferimento al Carmelo di Vetralla era definitivo. Il 1° settembre 1942 moriva a Roma la madre, la duchessa Maria Maddalena Fesenk, e due giorni dopo era sepolta nella tomba della Comunità del Carmelo nel cimitero di Vetralla. Anche il fratello Giuseppe aveva trovato sepoltura nella stessa tomba. Ma i loro nomi non compaiono sulle lapidi. Nel 1944 ripetuti bombardamenti aerei da parte degli Alleati, che ritenevano che in zona si nascondesse il comando tedesco, distruggevano prima la chiesa del Monastero e poi l’antica Rocca dei Vico. Le suore, costrette a lasciare il Monastero, si sparpagliavano per Vetralla in piccoli gruppi. Poi la comunità si riuniva al Carmelo di Sutri e conviveva nel Monastero con altre tre comunità scampate ai bombardamenti. Il padre Provinciale Angelo Sfascia nominava suor Maria Angelica Priora della Comunità di Sutri. Finita la seconda guerra mondiale, forte era il desiderio di tornare a Vetralla, ma lì il Monastero era solo macerie. Fu l’incontro provvidenziale, nel 1945, con mons. Domenico Tardini (1888-1961), che nel 1958 sarebbe diventato cardinale e Segretario di Stato Vaticano, rivoltosi alle suore di clausura di Sutri per far filar loro della lana per il confezionamento di maglie da distribuire ai poveri, che avrebbe avviato la questione a una felice ma non facile soluzione. Madre Angelica gli faceva presente la loro situazione spinosa e lui prometteva di aiutarle a trovare una soluzione. Infatti, grazie al suo intervento finanziario, riuscirono ad acquistare la villa dello scultore romano Pietro Canonica alla periferia di Vetralla e nel 1946 vi si trasferì la Comunità di suore avviando una fase nuova del Monastero di Vetralla. Suor Maria Angelica era riconfermata Priora del nuovo Carmelo di Vetralla e sarebbe stata rieletta anche in seguito, sino al 1977. Il 26 giugno 1947 mons. Tardini presenziava alla posa della prima pietra per la nuova chiesetta del Carmelo e disponeva che fosse predisposta la tomba per la sua sepoltura. Il 30 ottobre era consacrato l’altare della chiesa in cui erano murate le reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù e dei santi Bonifacio ed Evaristo. Il 30 luglio 1961 moriva il cardinale Domenico Tardini ed era sepolto nella cappella del Monastero di Vetralla, di cui è considerato il secondo fondatore. Questo aveva annotato nel suo diario: “Io non ho edificato che poche (mettiamo anche… molte!) pietre; ho costruito per grazia di Dio il Carmelo materiale; ora voglio concorrere, sempre con la grazia di Dio, a edificare il Carmelo spirituale”. E in una lettera alle monache così scriveva: “Per questo non posso fare nulla senza la vostra cooperazione. Voi con le vostre virtù edificate per il cielo”. Lui, oltre che le suore Carmelitane di Vetralla, aveva aiutato anche i bambini di Villa Nazareth e la sua opera sarebbe continuata grazie al cardinale Antonio Samorè. Il 30 luglio 1962 Papa Giovanni XXIII si recava in visita privata a Vetralla per pregare sulla tomba del cardinale Tardini. Il 1° febbraio 1977 Suor Maria Angelica di Gesù ultimava il suo priorato, in grave sofferenza fisica e morale e con una persistente asma bronchiale. Nel 1981 moriva a Roma il fratello Giovanni, succeduto come duca di Montecalvo al fratello Giuseppe, ed era sepolto a Napoli. Nel 1987 era diagnosticato a Suor Maria Angelica un tumore intestinale e veniva operata. Moriva il 19 dicembre e il giorno seguente, con solenni esequie, presenti autorità religiose, preti e laici, era sepolta nella tomba delle Carmelitane del cimitero di Vetralla. Il libro ricostruisce l’esistenza di Suor Maria Angelica di Gesù, ripercorrendone le vicende personali e familiari, e si sofferma giustamente sulla sua spiritualità. Insomma, una grande personalità della fede e dell’azione, che “fece risorgere dal nulla la comunità monastica che tanto bene fece alla popolazione martoriata dalla guerra”. Il volume riporta anche il Diario spirituale, che è una raccolta di testi estrapolati dall’autobiografia di Suor Maria Angelica.

 Il sopralluogo a Vetralla

Poiché avevo saputo che il mio consuocero Mario Canensi, sottotenente dei carabinieri in pensione, originario di Vetralla e con una casetta a Mazzocchio, e sua moglie, Fulvia Cazzanelli, pensionata ed ex dipendente di una cooperativa archeologica, sarebbero scesi da Trento a Vetralla per alcuni giorni, li incaricavo di fare una ricerca sul territorio, sui trascorsi a Vetralla di Suor Maria Angelica di Gesù e sua mamma, la duchessa Maria Maddalena Pignatelli Fesenk. Arrivati a Mazzocchio, che è frazione di Vetralla, essi scoprivano che il nuovo Monastero del Carmelo, non dista molto dalla loro casa. Il 4 aprile 2011, si recavano al cimitero di Vetralla e trovavano la tomba delle carmelitane, dove è sepolta Madre Maria Angelica di Gesù, al secolo Maria Pignatelli. Il giorno 5 aprile si recavano al nuovo Monastero Monte Carmelo e facevano la conoscenza di Sr. Maria Sabina dell’Eucarestia, l’autrice del libro, che li accoglieva molto cordialmente e gliene regalava due copie, una delle quali per il sottoscritto. La suora forniva qualche notizia sulla duchessa Pignatelli Fesenk: è sepolta col figlio Giuseppe, morto nel 1941, nella tomba delle carmelitane; è vissuta in povertà aiutata da conoscenti e abitanti di Vetralla e il figlio Giovanni pagava delle piccole somme alla famiglia, che le aveva fittato l’alloggio, e al monastero per i pasti; lei si rendeva utile al monastero offrendo la propria collaborazione di giardiniera e facendo piccoli lavori di manutenzione. Poi scoprivano che il sacerdote don Marco Simbola, nativo di Vetralla e cugino di Mario Canensi, attualmente cappellano dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, è il padre spirituale delle suore carmelitane del Monastero, dove celebra spesso messa. Il 7 aprile 2011 si recavano al comune di Vetralla. Lì apprendevano che presso gli uffici comunali non esiste alcun documento scritto a riguardo della duchessa Pignatelli Fesenk, perché lei era ospite a Vetralla ma non residente. E oltretutto era deceduta a Roma. Qualche giorno dopo incontravano a Vetralla il signor Ivo, barbiere, che dava loro queste informazioni: “La duchessa era amica della contessa Ludmilla Vinci, nobildonna di Vetralla, che qualche volta la ospitava nel suo palazzo. Talvolta le vedeva a passeggio per le vie del paese, vestite di bianco, ma ignorava che la duchessa fosse la madre della Priora del Carmelo”. Poi, grazie a un’amica, avevano accesso nel Palazzo Vinci-Brugiotti, e conoscevano la signora Rita, che consentiva loro di scattare qualche foto negli ambienti interni. La sua famiglia faceva parte della servitù della contessa Vinci, ma lei, poiché è nata nel 1940, non ricorda la duchessa Pignatelli e nessuno gliene ha mai parlato. I suoi genitori sicuramente la conoscevano, ma non ci sono più. Il giorno 8 aprile facevano ritorno al cimitero e il guardiano aveva preparato il registro dei morti degli anni 1941 e 1942. Di Giuseppe Pignatelli, figlio della duchessa non vi è traccia, ma di lei sì: è stata sepolta nella tomba del Carmelo alle ore 16,20 del 3 settembre 1942 col nome di Maria Maddalena Fesengo. Il guardiano suggeriva loro di presentare una richiesta scritta al comune di Vetralla, per sapere se risulta qualcosa di registrato a riguardo. Fotografavano la tomba delle carmelitane e qualche lapide in particolare. Nei giorni successivi andavano in giro per il paese e fotografavano la Torre superstite della Rocca dei Vico, in cui era il vecchio Monastero del Carmelo di Vetralla, distrutto dai due bombardamenti degli Alleati del 2 maggio e 6 giugno 1944. Qui era ospitata spesso la duchessa Pignatelli Fesenk. Poi rivolgevano la loro attenzione e fotografavano gli edifici, ormai in cattivo stato, del complesso di Forum Cassii, dove si rifugiarono parte delle suore carmelitane dopo i bombardamenti e prima di trasferirsi al Carmelo di Sutri.{jcomments on}

Tutte le foto mi venivano consegnate e, poiché erano delle stampe, provvedevo a digitalizzarle.

(Questo testo, scritto per il Corriere-quotidiano dell’Irpinia, è fruibile nel sito www.angelosiciliano.com).

Zell, 18 luglio 2011 Angelo Siciliano

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