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Il volume "Alan Lomax - Passaggio a Montecalvo Irpino" presentato a Palermo.

Il 9, 10 e 11 Dicembre 2021, si è tenuto a Palermo il Convegno "Musiche di tradizione orale nell'era della conversione digitale".
Si sono avvicendati numerosi etnomusicologi italiani, tra cui Raffaele Di Mauro, Sergio Bonanzinga, Giovanni Giuriati, Giorgio Adamo, e tanti altri. Presenti anche alcuni studiosi della Association for Cultural Equity, fondata da Alan Lomax, e rappresentata oggi dalla figlia Anna L. Wood. Nell'ultima giornata, Giorgio Adamo nel suo intervento, presentando gli studi e le ricerche sui materiali dell'Archivio Lomax, per quanto riguarda la Campania si è soffermato sullo straordinario lavoro compiuto negli anni a Montemarano da Luigi D'Agnese e sul volume che abbiamo pubblicato con l'amico Francesco Cardinale sulla visita di Lomax a Montecalvo Irpino.
Antonio Cardillo . 
Segue video da Youtube

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“Sono scampato ai forni crematori nazisti”

Era il 1943 quando Giuseppe Pucino all'età di 22 anni viene catturato dai tedeschi, definito IMI internato militare Italiano, e portato nel campo di concentramento in Germania. Giuseppe trascorre 5 anni della sua vita tra la guerra e il campo di concentramento fino a quando non ritorna a Montecalvo. Giuseppe è uno degli ultimi ancora in vita a poter raccontare le atrocità dell'Olocausto. A 99 anni, Giuseppe è stato insignito, da parte del Prefetto di Avellino Maria Tirone, della medaglia d’onore concessa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a quei cittadini irpini deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. La testimonianza di Giuseppe è preziosa, i suoi occhi rivivono come se fosse oggi l’olocausto, gli occhi di un uomo segnati da quegli avvenimenti custodiscono il ricordo doloroso che lega il passato al presente, 

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Benvenuto a Montecalvo Irpino - Ai Montecalvesi e agli Irpini nel mondo

Montecalvo Irpino, tra Benevento e Avellino, è uno dei tanti paesi del sud dove la miseria, l'emigrazione, hanno consumato, quotidianamente , la forza e la voglia di fare. Ma tutto questo non ha impedito a Montecalvo di far ascoltare la propria voce. Come spesso succede, a chi è costretto ad abbandonare la propria terra, rimangono i suoni uditi e passati tra le mura domestiche,nella piazza del paese, nei campi. Suoni e rumori che rimangono intatti nella memoria, ritornando costantemente alla luce nei momenti in cui ognuno deve fare i conti con se stesso. Andare a ricomporre la memoria collettiva,riconquistare la lingua delle proprie origini significa infondere e dar coraggio, ma sopratutto riconsegnare, a chi l'aveva perduta,la sua giusta appartenenza ad una civiltà antica degna di rispetto pregna di atavica nobiltà. 

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Famiglia Franco

Le origini dell'antica e nobile famiglia Franco si radicano probabilmente nella presenza politica di Re Guglielmo il Buono sul territorio irpino e che identifica nella figura di Petrus Frànculo (XII sec.), primo feudatario di Mons Calvus (attuale Montecalvo) che insieme a Gugliemo Potofranco per primo amministrò Mons Calvus come riportato nel Catalogo dei Baroni Normanni compilato ai tempi di Guglielmo il Buono e conservato presso l’archivio di Stato di Napoli,  il proprio capostipite.  

"Petri Franculi et Guillelini Potifranci - tenent Montem calvum, quod est feudum quatuor militum et Genestram feudum unius militis -
et cum augumento obtullt milites decem".

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Parzanese Pietro Paolo

Nel bicentenario della nascita, dedicata un’importante mostra documentaria al poeta e prelato irpino dell’Ottocento, nato ad Ariano Irpino, ma di padre montecalvese e madre di Grottaminarda. Da ragazzo, negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando studiavo ad Ariano Irpino,ricordo che nessun docente ci parlava di Pietro Paolo Parzanese (Ariano di Puglia, come si chiamava allora, 1809 – Napoli, 1852).
Ariano Irpino (AV) –  Ma su di lui, terzo di undici figli tra fratelli e sorelle, tra i contadini montecalvesi, che pure ne avevano scordato le ascendenze paterne, a oltre un secolo dalla sua morte circolava ancora una filastrocca: “Pietru Paulu Parzanese / prèviti, puèta, pittore pittava / palazzi, purcìni, purtèddre, /pavàtu pi pócu prèzzu” (Pietro Paolo Parzanese / prete, poeta, pittore pittava / palazzi, porcili,portelle, / pagato per poco prezzo). È tutto quel riuscivano a raccontare: una facezia scherzosa,“strufètta” in dialetto, o scioglilingua.
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