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I re svevi di P. Bernardino Santosuosso

Montecalvo dopo la morte di re Guglielmo II. - I re svevi.

Con la morte di Guglielmo II i regni di Sicilia passarono in successione - a Costanza normanna, che fu moglie dell’imperatore Errico VI. di Svevia.Vennero altri tempi - altri nomi — altre vicende. Le guerre di quei tempi per ricuperare i regni dotali, l’assedio di Napoli — la sua seconda venuta in Italia per il riacquiSto dei regni medesimi - sono fatti che possiamo leggere nella storia generale. - Seguirono i tempi di Federico Il di Svevia, ma per la nostra terra- che rimaneva ancora nella terra beneventana, per mutar di tempi e di baroni, nulla o quasi, si era cambiato.Nel regno, i Feudi incominciarono ad essere ereditarii a tempo di Federico II nel 1210 — dal quale fu pubblicata la Costituzione: Ut de successionibus - in cui si dichiara essere ereditarii con l’investitura semplicemente. - A tempo di Carlo II di Angiò, nel 1300 cominciarono ad essere ereditarii sotto altra investi tura, cioè per gli eredi discendenti dal legittimo corpo:Le aride cronache del nostro paese poco riportano di rilevante. Siamo sicuri che si viveva la vita di un paese feudale. Relativamente, era un centro notevole a causa dei rapporti che aveva con la vicina Ariano e dei contatti con Apice

- Benevento - Buonalbergo - Corsano. Nel registro dell’imperatore Federico Il - 25 Dicembre 1239 - tra gli altri baroni che sono nominati - nel giustiziariato di Principato - per la custodia dei lombardi fatti prigionieri di guerra, vi è Matteo di Letto, che fu poi Signore di Montecalvo - come vedremo da un documento del R. Archivio. - Vi è pure Dominus Ca salis—Albuli (Casalbore). Intorno a questi tempi, fu pure giustiziere imperiale di Principato e della nostra terra beneventana Tomasio de Montenigro - il quale ebbe il mandato di assegnare i detti prigionieri ai di versi baroni della sua giurisdizione. - Qui notiamo che diviso il regno in Provincie - Montecalvo fu inclusa in prov: di Principato ultra.
 

MANFREDI DI SVEVIA
 Venne il periodo tempestoso e guerresco di re Manfredi, ma i tempi erano quasi cambiati, e volgevano in favore dei Pontefici, preparando nuovi periodi di lotte feroci.Il biondo eroe di Svevia si slanciò alla vittoria con la. forza delle armi, per raggiungere la corona di Napoli e di Sicilia.Erano in contrasto il principio ghibellino e nazionale contro i guelfi e gli invasori d’oltrealpi. Dopo i primi combattimenti col Pontefice Innocenzo IV, il re guerriero, a capo delle sue milizie, entrava trionfalmente in Lucera - capitale della vecchia Daunia e rocca dei saraceni - accolto festosamente ed acclamato dalla folla a Principe.A varie riprese, continuò le guerre con Alessandro TV - Urbano IV - e nulla valse a smuoverlo dalla sua ostinazione In breve tempo, morirono diversi papi - e non per avanzata età, ma per eccessi di travagli e sostenere un diritto largamente contrastato. Da una bolla di papa Urbano IV,si apprende che Manfredi fece distruggere per opera dei Saraceni la città di Ariano Irpino.

Bolla di papa Urbano IV

“Urbanus Episcopus Servus Servorum Dei - Universis nostris et Ecclesiae Romanae coeterisque Cristifidelibus, salutem et Apostolicam benedictionem.Olim in die Coenae Domini proximo praeterito quo videlicet annis singulis apud Sedem Apostolicamde universis Mundi partibus innumeralibilis Fidelium convenit multitudo Manfredum quondam Principem Tarantirnum super certis articulis praesente ipsa multitudine manifeste citavimus ut in Kalendis Augusti proximo praeteritis coram nobis per se, vel per solemnes Procuratores cum sufficienti mandato comparere curaret, facturus e recepturus super illis quod iustitia suaderet; vìdelice super destructione Civitatis Arianensis, quam per Saracenos fecit funditus dissipari, et super interfectione turpissima Tomasi de Oria, et Tomasi de Salice, ac super crudeli et proditiosa occisione Petri de calabria comitis Catanzari, et horrenda effusione sanguinis multarum fidellum, nec non super eo quod in derogationem auc toritatis Ecclesiasticae, vel Censurae, quae fulcimenuum est Fidei, atque robur et ipsius detractioriem Fidei pluribus iam annis sibi fecit, et facit ad publice celebrari, vel quantum in eo est, potius profanari Divina, quod non caret scrupolo haereticae pravitatis. Et citato propter Hoc a fel. record. Alexandro Papa praedecessore nostro, quia in praefixo ei termino, nec post, etiam comparere curavit fuit per praedecessorem eundem
excomunicationis vinculo ac de causa specialiter innondatus, ect.

-         Datum apud Urbem veterem III Idus Novembris Pontificatus nostri anno II. »

-         La quale data si spiega per il 6 aprile 1262 -

Da questa bolla risulta che Ariano fu fatta distruggere da re Manfredi, per mano dei saraceni, perchè partigiana del papa. Si afferma ancora, che S. Eleuterio - un discreto centro abitato - subì la istessa sorte, come pure altri paesi circonvicini sentirono gli effetti funesti del saccheggio e dello sterminio. Circa tale punto noi abbiamo la conferma dai registri angioini - da cui risulta che in questa nostra zona, diversi paesi furono rasi al suolo e messi a ferro e fuoco.Montecalvo, che non era fuori mano - si trovò in analoghe circostanze, e per le medesime ragioni - sentì le orribili atrocità saracene, rimanendo saccheggiata selvaggiamente. Questo particolare lo abbiamo dalla Cronaca del Rev.do Giovan Battista Capozzi, Abate Cassinese - intorno all’anno 1254, regnando papa Alessandro IV. Nè poteva sfuggire ai danni ed a tutto ciò che accadeva a pochi chilometri da essa. Se ben si Osservi I’ antichissimo Castello feudale - sito nell’ in terno del presente palazzo ducale - si vedranno le tracce della devastazione operata. Dopo la riferita di struzione saracenica, non sappiamo altro .

 da "Pagine di storia civile" di P.Bernardino Santosuosso - Montecalvo Irpino 1913

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