Giovani liceali arianesi
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- Pubblicato: Martedì, 20 Aprile 2010 10:30
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Da Ariano Irpino a Caserta, grazie ad un libro che il Prof. Giovanni Maraia, insegnante di storia e filosofia gli ha fatto leggere (“Ero straniero e mi avete accolto”).
Così i ragazzi del Liceo P.P.Parzanese hanno conosciuto l’operato e le idee di Raffaele Nogaro, tanto da volerlo incontrare di persona, giovedì 4 marzo.
Una chiacchierata amichevole, ospitata da don Battista Marello a San Leucio, dove i ragazzi si sono poi trattenuti col parroco di san Ferdinando Re e così hanno conosciuto il Belvedere e la visione utopica che l'ha fatto nascere.
Tantissime le domande a cui il vescovo emerito di Caserta ha risposto senza censure:
libero sempre, e adesso più che mai, con gli studenti del Parzanese.
In un clima quasi familiare, i ragazzi chiedono, parlano dei loro dubbi, cercano di capire perché quelli come Nogaro all’interno della Chiesa siano un’eccezione, una nota stonata.E anche a questa domanda il vescovo dà una risposta, parla del ruolo che ha o dovrebbe avere la Chiesa, a volte più vicina al potere che a chi ha bisogno. Non si chiude su domande che riguardano temi di cui la Chiesa preferirebbe proprio non parlare, ma affronta problemi come l’eutanasia o l’aborto con grande sincerità, dicendo che a volte si dovrebbe lasciare più spazio alla coscienza individuale, perché il rapporto che si ha con Dio è qualcosa di personale, che non può essere incluso in rigide regole.
Risponde anche a chi gli chiede delle sue divergenze con Ruini e a chi, incuriosito da un passaggio del suo libro, gli domanda perché non veda tanto di buon occhio la liturgia. “La ritengo una forma di spettacolarizzazione” dice e racconta di quando per la visita del Papa a Caserta, aveva bisogno di un vestito rosso e dovette chiederlo ad un canonico. Dice ai ragazzi delle lettere che scrive al Presidente della Repubblica per sollecitarlo ad essere più vicino ai lavoratori e ricorda che in occasione dell’inaugurazione del Polo di Marcianise Napolitano è stato tenuto il più lontano possibile dagli operai, cui era stato promesso impiego e le cui speranze erano state deluse. Quando gli chiede, quindi, se essere definito “il vescovo amico dei Marxisti” sia stato un onore o un’offesa, Nogaro risponde che non può considerarla un’offesa, anzi, dice di essere “inevitabilmente marxista, dal momento che Marx con i suoi ideali di uguaglianza è forse il filosofo più cristiano di tutti. Ne farei un beato. Così come di don Diana, che è stato testimone e vittima: abbiamo bisogno di segnali forti, oggi”
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