Una vita da terremota
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- Categoria: Cultura
- Pubblicato: Domenica, 02 Marzo 2008 22:12
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Montecalvo Irpino (AV), in una baracca nel 1962, in un container dopo il 1980, ora in una casetta asismica costruita per gli sfollati del terremoto del 1930.
La storia di Rosaria.
Ci sono persone a cui una vita rischia di non bastare per vedersi riconosciuto un diritto.
La signora Rosaria, che oggi ha più di ottantacinque anni, nel 1962 ebbe la casa distrutta dal terremoto. Abitava al Trappeto.
Un posto caldo, riparato dal vento con la casa metà in muratura e metà scavata nel tufo, fresca d'estate e tiepida d'inverno.
Per darle un tetto, visto che il suo quartiere era stato dichiarato zona d'abbandono, le fu assegnata una baracca in legno costruita dai soccorritori. Allora l'epicentro del sisma fu proprio nell'arianese, ai confini tra Montecalvo, Melito ed Ariano. A Montecalvo ci furono anche dei morti.
Per diversi anni la signora Iebba ha vissuto nella baracca, in attesa che le fosse riconosciuto il contributo per ricostruire la casa. Un bel giorno, quando gli amministratori decisero di togliere le baracche di legno per farle diventare depositi, a Rosaria fu assegnato un container arrivato subito dopo il terremoto del 1980. Una struttura moderna e funzionale, costruita dalla Soprefin di Genova, società del gruppo Finsider.
La struttura, col passare degli anni, è diventata sempre più fatiscente.
Per altro non risponde più alle norme sulla sicurezza cambiate con il tempo, i tetti forse sono fatti con l'amianto ed i servizi igienici completamente fuori uso.
Per riscaldamento una vecchia stufa con i vetri che servivano solo a far entrare la luce ma non a contenere il vento. Spifferi ovunque.
Le pareti non erano verniciabili ed erano diventate tutte nere. I materiali emanano un odore acre intenso.
I figli di Rosaria, nel frattempo venuti al mondo, uno ad uno con il boom economico sono andati via di "casa" per cercare lavoro all'estero o nel nord Italia dove sono rimasti.
Il marito è passato a miglior vita e Rosaria è rimasta sola nel suo container, passando le sue giornate calde al sole nel "giardino" di casa: una colata di cemento difronte ad un muro ammuffito, con un lato che affaccia su una strada del paese ed un altro su altri container dove ultimamente non abita più nessuno.
D'inverno restava chiusa in casa.
Nel tempo molti si sono interessati al suo caso, sempre nella speranza che gli venisse assegnato il contributo per ricostruire la sua casetta, ma il tempo passava ed il contributo non arrivava.
In compenso, però, le sono stati assegnati i benefici dell'assistenza domiciliare erogati dai servizi sociali. Nel 2009 alla signora Rosaria arriva la lettera che gli hanno assegnato un alloggio comunale nuovo di zecca in rione Serra. Il quartiere con tutti i comfort finalmente ricostruito sullo stesso suolo dove c'erano parte delle casette asismiche che ospitarono i terremotati del 1930 subito dopo il sisma.
La gente dice che quelle casette le fece costruire Mussolini. In un filmato d'epoca, ritrovato all'istituto Luce qualche anno fa, si vedono i terremotati (riconosciuti dai parenti ancora in vita) che a catena di montaggio lavorano alla loro costruzione.
Vi lavorano uomini e donne con il caratteristico abito locale. Una fornace del luogo costruì i mattoni che, uno sull'altro, costituiscono la struttura portante e sono tenuti insieme da un miscuglio di fango e cemento. Il tetto è in legno e sopra ci sono le tegole. Le finestre sono in legno con i vetri che con il vento tintinnano. Gli alloggi sono allineati come le baracche dei lagher. Una davanti all'altra. Sembrano vagoni di treni messi uno di fianco all'altro. Per terra c'era la terra ma col tempo i vari abitanti ci hanno messo le "riggiòle" così qui chiamano le piastrelle in ceramica smaltata.
La signora Rosaria era felice per la nuova casa che le avevano assegnato, ma c'era un ultimo problema: le opere di urbanizzazione del nuovo quartiere non erano ancora pronte, quindi bisognava attendere ancora un po'. La casa però, l'ha vista. Le furono mostrate le scale condominiali, la stanza da letto, il bagno, la cucina e pure l'impianto di riscaldamento a metano. Rosaria ha atteso nel container fino allo scorso autunno, quando la nuova amministrazione si è trovata difronte il problema di dover smantellare i container pericolosi per l'ambiente, tra cui anche quello della signora. Allora a Rosaria è stata assegnata una casetta asismica costruita dopo il terremoto del 1930 che conservava ancora buone condizioni e non è stata ancora abbattuta. Forse a ottobre avrà la sua abitazione decorosa. Lunga vita alla signora Rosaria!. Che peccato ha commesso?.