I teschi che parlarono di Dio
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- Categoria: Cultura
- Pubblicato: Sabato, 03 Ottobre 2020 00:00
- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
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La statua della Madonna dell’Abbondanza in Montecalvo Irpino
E’ trascorso quasi un ventennio da quando provvidenzialmente fu rinvenuta, murata all’interno di Casa Pirrotti in Montecalvo, la statua mariana degli affetti infantili di San Pompilio.
Varie pubblicazioni nel corso di questi anni ne hanno minuziosamente ricostruito le rocambolesche vicende collocandola nel giusto e veritiero contesto storico, teologico, devozionale e iconografico.
Tra queste, il mio libro “I teschi che parlarono di Dio”, edito nel 2015 presso “Arti Grafiche di Ieso” in Casalbore.
Ad esso rimando, per i particolari, quanti volessero accostarsi ad una comprensione non meramente superficiale dell’intera vicenda.
Nelle sue quasi centocinquanta pagine l’opera analizza i punti salienti della straordinaria storia della statua ritrovata: dalle ipotesi circa la committenza, molto verosimilmente da intestare al nucleo familiare di monsignor Pompilio Pirrotti, omonimo ascendente del santo montecalvese vescovo di Cittaducale prima (dal 1573 al 1580) e di Guardialfiera dopo (dal 1582 al 1591), alle funeste conseguenze del terremoto del 1702, anno in cui la statua fu sottratta al culto pubblico nella chiesa dei Pirrotti sita in contrada Abbondanza e conservata in casa dal dottor Girolamo Pirrotti, padre di San Pompilio; dall’incendio del 1891 che distrusse il nuovo simulacro suscitando le emozioni di Papa Leone XIII, già ospite di Casa Pirrotti all’epoca dell’apertura del processo beneventano per la beatificazione del Montecalvese, alla committenza dell’ultima icona lignea della Madonna dell’Abbondanza che l’omonimo pronipote di San Pompilio pose al culto privato nell’oratorio domestico di famiglia; dal suo rinvenimento, reso possibile dalla reverente attenzione del parroco don Teodoro Rapuano per i luoghi pompiliani della vita terrena del santo scolopio, all’interessamento della soprintendenza competente che, grazie alla sensibilità del dottor Giuseppe Muollo e al mirabile restauro del maestro Paolo Tribuzio, ha consentito l’autorizzazione del suo ritorno al culto da parte dell’arcivescovo metropolita di Benevento monsignor Serafino Sprovieri, di felice memoria.
Varie pubblicazioni nel corso di questi anni ne hanno minuziosamente ricostruito le rocambolesche vicende collocandola nel giusto e veritiero contesto storico, teologico, devozionale e iconografico.
Tra queste, il mio libro “I teschi che parlarono di Dio”, edito nel 2015 presso “Arti Grafiche di Ieso” in Casalbore.
Ad esso rimando, per i particolari, quanti volessero accostarsi ad una comprensione non meramente superficiale dell’intera vicenda.
Nelle sue quasi centocinquanta pagine l’opera analizza i punti salienti della straordinaria storia della statua ritrovata: dalle ipotesi circa la committenza, molto verosimilmente da intestare al nucleo familiare di monsignor Pompilio Pirrotti, omonimo ascendente del santo montecalvese vescovo di Cittaducale prima (dal 1573 al 1580) e di Guardialfiera dopo (dal 1582 al 1591), alle funeste conseguenze del terremoto del 1702, anno in cui la statua fu sottratta al culto pubblico nella chiesa dei Pirrotti sita in contrada Abbondanza e conservata in casa dal dottor Girolamo Pirrotti, padre di San Pompilio; dall’incendio del 1891 che distrusse il nuovo simulacro suscitando le emozioni di Papa Leone XIII, già ospite di Casa Pirrotti all’epoca dell’apertura del processo beneventano per la beatificazione del Montecalvese, alla committenza dell’ultima icona lignea della Madonna dell’Abbondanza che l’omonimo pronipote di San Pompilio pose al culto privato nell’oratorio domestico di famiglia; dal suo rinvenimento, reso possibile dalla reverente attenzione del parroco don Teodoro Rapuano per i luoghi pompiliani della vita terrena del santo scolopio, all’interessamento della soprintendenza competente che, grazie alla sensibilità del dottor Giuseppe Muollo e al mirabile restauro del maestro Paolo Tribuzio, ha consentito l’autorizzazione del suo ritorno al culto da parte dell’arcivescovo metropolita di Benevento monsignor Serafino Sprovieri, di felice memoria.
Particolarmente affascinanti, perché ricche di ammaliante mistero, sono le pagine che legano gli elementi biografici di San Pompilio in merito al suo rapporto con i defunti alla misteriosa comparsa della figura tridimensionale di un teschio nell’occhio destro della celebre icona. Altrettanto interessanti sono le esternazioni di monsignor Sprovieri e le considerazioni del teologo monsignor Giovanni D’Ercole, oggi vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, che accostando la nostra statua al famoso quadro della Madonna di Guadalupe la inseriscono, di fatto, nel circuito di quelle icone del mistero il cui recondito significato ancora attende di essere esaustivamente decifrato. Non registra, il libro, il viaggio della nostraMadonna alla volta di Roma ove l’inchino di Papa Benedetto XVI reso alla sacra immagine l’11 marzo del 2011 realizzò la celebre profezia pompiliana ad essa legata, così come non contiene, perché frutto di successivo approfondimento, l’analisi araldico iconografica dello stemma Pirrotti, autentica rivelazione che in modo inequivocabile e risolutivo ci riconduce alla stessa statua dell’Abbodanza.
Sarà, quest’ultimo studio, il prossimo suggello alla faticosa, ma gratificante opera di indagine che seguendo sporadici rimasugli lapidei, provvidenzialmente risparmiati dalla furia devastatrice di uomini e terremoti, e preziose testimonianze epistolari del nostro Santo, ci condurrà all’idea progettuale di chi volle porre sotto l’egida della Vergine sotto il titolo dell’Abbondanza la stirpe che donò a Montecalvo e alla Chiesa il suo figlio più illustre.
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